27 marzo 2015

Che fine ha fatto la flora batterica? Intolleranze parte II



di  | 18 marzo 2015
Dove si spiega quanto l’alimentazione possa incidere sul sistema immunitario e sulla nostra capacità di rimanere in salute.



Una volta si parlava di flora batterica – guarda caso, sempre da ripristinare –, oggi di “microbiota”. In entrambi i casi il protagonista è l’habitat intestinale, cioè quello che assimila, protegge, cura e difende il nostro corpo, e a cui il sistema immunitario è legato a doppio filo.
Quando l’intestino viene continuativamente avvelenato e, come si suol dire con un termine tecnico, insultato da alimenti inappropriati, da una dieta poco variata e povera di nutrienti, da una vita sedentaria e carica di occasioni stressogene, la patologia è dietro l’angolo.
Quello delle intolleranze è un allarme importante, che ci avvisa sia di quanto stiamo ‘accusando’ le nostre abitudini alimentari, sia di quanto si è impoverita la qualità nutrizionale del cibo che mangiamo, tanto più se ricorriamo spesso a cibo industriale e raffinato. Come intervenire per correggere il tiro?
Continuiamo il prezioso colloquio con la dottoressa Maria Stella Cacciola, esperta in nutrizione e intolleranze alimentari.
Nella prima parte della nostra intervista abbiamo fatto la conoscenza delmicrobiota, quel complesso sistema di microorganismi che una volta veniva chiamato flora batterica, credendo che fosse una semplice aggregazione di fermenti capaci di digerire la fibra e la lignina.
Oggi si ha la certezza che il microbiota ha un ruolo decisivo nello sviluppo delsistema immunitario dei neonati, infatti è proprio allora che esso si costituisce. Per questo è fondamentale l’alimentazione dei primi 5 o 6 giorni di vita, ma anche lo svezzamento e tutto quello che i bambini mangiano nei primi anni.

L’alimentazione corretta farà si che il microbiota si sviluppi in modo equilibrato, mettendolo a riparo dalle sindromi del colon o intestino irritabile (IBS) e da altre patologie ad esso correlate. Senza il microbiota la vita è difficile, se non impossibile. Sono stati fatti molti studi su cavie prive di microbiota e si è evidenziato che non sopravvivono a lungo o comunque sviluppano una lunga serie di patologie.
Tutto questo dovrebbe convincerci che la cura del nostro microbiota intestinale migliora le nostre condizioni di salute e ci allunga la vita.

È un problema il fatto che la nostra dieta è nutritivamente sovrabbondante rispetto alle nostre attività mediamente sedentarie?
Certamente si. Oggi la nostra alimentazione è basata su pochi tipi di alimenticonsumati in modo eccessivo e ripetitivo. La scelta di questi alimenti è fatta prevalentemente sotto la spinta delle informazioni date dai mass media e in larga misura per soddisfare gratificazioni di tipo edonistico. Per esempio, nella mia quotidiana attività, mi capita spesso di sentirmi dire che qualcuno non mangia le verdure perché non gli piacciono!
Oggi si mangiano molti alimenti prodotti con farine raffinate, prive non solo di fibra, ma anche di gran parte dei micronutrienti. Pensate un po’ che con la raffinazione scompare il germe di grano, che magari poi compriamo nelle erboristerie o in farmacia sotto forma di integratore.
Anche il consumo di latte e derivati come yogurt e formaggi riveste un ruolo centrale nell’alimentazione odierna, insieme con gli insaccati (prosciutto crudo e cotto, fesa di tacchino, bresaola ecc.). Non vogliamo demonizzare alcun alimento, ma una buona alimentazione deve sempre essere varia e riccanaturalmente di tutti i micro e macronutrienti necessari allo sviluppo di un microbiota completo.
Oggi tutti noi, nella scelta dei nostri menu, dobbiamo chiederci se quei cibi faranno bene oppure no al nostro microbiota intestinale, quindi passare da una scelta edonistica a una scelta consapevole e responsabile.

Glutine, lattosio, uova, lieviti e frutta secca sono tra gli agenti principali. Sembrano tuttavia appartenere a tipologie di alimenti molto diversi. Cosa hanno in comune tutte queste sostanze? Siamo diventati improvvisamente difettosi noi o lo è diventato il cibo che assumiamo?
Risulta evidente che, se il nostro microbiota si è ammalato, non può assolvere al suo compito di protezione della mucosa intestinale, che per questo motivo diventa attaccabile dai vari agenti patogeni e da varie sostanze chimiche che assumiamo, anche incoscientemente.


Intolleranze_alimentari_microbiota_intestinale
Il processo digestivo. Foto @ Eva Uviedo.

Il quotidiano insulto da parte dei batteri patogeni e della Candida albicans, insieme alla presenza di sostanze tossiche che aggrediscono  e infiammano laparete intestinale, creano lesioni e aprono varchi nella mucosa, interrompendo la naturale contiguità degli enterociti [le cellule che ricoprono i villi intestinali,ndr]. Di conseguenza, aumenta la permeabilità dell’intestino a tutte quelle sostanze, batteri e virus, che altrimenti, in condizioni di normalità, non sarebbero potuti passare.

Tutte le sostanze chimiche, i metalli pesanti, batteri e virus penetrati nel nostro organismo vengono attaccati dal nostro sistema immunitario, che prova a neutralizzarli (e inizialmente ci riesce). Il problema sorge quando questo insulto diventacontinuativo e cronico. Allora il nostro sistema immunitario reagisce troppo e si presentano tutti quei sintomi tipici. Si innesca così un circolo vizioso.
I casi di intolleranza alimentare sono quindi dovuti a una specie di fenomeno di accumulo, come se si trattasse di un avvelenamento progressivo, e sono quindi differenti da quelli tipici delle allergie alimentari, in cui la risposta patologica si evidenzia nel giro di pochi minuti dalla ingestione del cibo responsabile.
Ma per alcune di esse si può riconoscere anche una predisposizione genetica, mi riferisco all’intolleranza al glutine, che poi può sfociare in celiachia o insensibilità non celiaca al glutine (la GS o Gluten Sensitivity, così chiamata dal suo scopritore, il dottor Fasano, un ricercatore italiano che lavora negli Stati Uniti).
L’altra che può essere individuata con un test genetico è l’intolleranza al lattosio.
Oggi individuiamo anche l’intolleranza al nickel, che si può sviluppare sia in soggetti allergici al nickel, sia in soggetti che apparentemente non lo sono. In realtà l’intolleranza al nickel ha sempre un coinvolgimento dell’epidermide, cioè si manifesta sempre con reattività cutanee come dermatiti atopiche, con prurito o senza.
Il problema è che in questi soggetti è molto difficile fare diagnosi, quindi bisogna affidarsi a un bravo medico o a un nutrizionista esperto, che con una dieta di rotazione non solo trova conferma ai dubbi, ma risolve anche i sintomi.
La stessa intolleranza alla frutta secca e ai crostacei fa riferimento all’elevata quantità di nickel presente in questi alimenti, quindi in questi soggetti è ammissibile valutare anche che ci possa essere un’intolleranza al nickel. Potrebbe essere di aiuto anche fare un mineralogramma sui capelli.

Che relazione esiste tra la qualità dei nostri approvvigionamenti e la possibilità di determinare o ridimensionare le nostre intolleranze?
La scelta del cibo è molto importante non solo per noi e per la nostra salute, ma anche e forse principalmente per il mantenimento dell’omeostasi del microbiota. [Omeòstasi: capacità di autoregolazione e conservazione dell’equilibrio, ndr].
Se consumiamo abbondanti quantità di cibi ricchi di calorie, ma poveri di nutrienti, costringiamo il nostro corpo a una fatica enorme. Infatti la nostramacchina digestiva attiva una enorme serie di meccanismi biologici fra i quali il nostro sistema immunitario e quando noi introduciamo grandi quantità di cibo, lo costringiamo a impegnarsi molto alla ricerca di “estranei” da bonificare.
Quindi se il nostro sistema anticorpale è così impegnato a proteggerci dal cibo ingerito, certamente non potrà essere presente in altri distretti come quello respiratorio o motorio, cioè non potrà occuparsi di proteggerci dalle infezioni respiratorie o dai traumi muscolari.
Nel tempo cominciamo ad avvertire sempre più spesso disturbi tipo occlusione nasalerinorreamal di testatensioni muscolari al collo e alle spalle, che via via diventano sempre più pesanti e invalidanti.
Se il cibo consumato è prima di tutto di alta qualità nutrizionale e non è in eccesso, il nostro corpo ne trae tutti i nutrienti necessari a mantenere attive e vive le nostre sentinelle anticorpali che, ben nutrite e non stressate da eccessi, possono svolgere il loro compito egregiamente in tutti i distretti.

Molte persone che vengono da me per fare una dieta desiderano esclusivamente perdere peso, ma temono che per ottenerlo debbano essere affamate e prive di energia. Quando tornano per il controllo, e a volte mi contattano telefonicamente anche prima, mi riferiscono con sorpresa che non solo non hanno sofferto la fame come si aspettavano, ma che incredibilmente si sentono più energici e più forti. Infatti questo avviene perché il loro sistema immunitario non è costretto più a un tour de force e si sta riequilibrando.
Ricordiamoci sempre di nutrire il nostro microbiota con abbondanti quantità di verdure e ortaggi secondo la stagionalità, frutta in modo non esagerato, cereali integrali preferibilmente antichi come i grani autoctoni. In Sicilia per esempio abbiamo le qualità Timilia o Tumminia, che hanno basso indice di glutine ed elevata digeribilità, o il Russello o il Perciasacchi; ma vanno bene anche il riso integrale, il farro, il grano saraceno. L’importante è che siano prodotti sul territorio, perché il nostro corpo assimila meglio ciò che riconosce simile.

– – –
Intervista alla dott.ssa Maria Stella Cacciola, biologa nutrizionista esperta in intolleranze alimentari, nutrigenetica e fitointegrazione; presidente dell’Associazione Faridea, che organizza percorsi di formazione, eventi e corsi legati ad alimentazione, nutrizione, fitoterapia, benessere.
Maria Stella gestisce anche il blog Nutriti e vivi bene e la pagina FB dell’Associazione Faridea.
Riceve per appuntamento a Messina, Catania e Polistena (RC).
Contatti: 333 9959391 cacciolamariastella@libero.it